I rituali su persone che non si conoscono personalmente

29 Dicembre 2025 0 Di tipsandtricks

Una delle domande più frequenti nel lavoro rituale è questa:
si può agire efficacemente su una persona che non si conosce personalmente?
La risposta non è un semplice sì o no, perché in magia non conta la conoscenza fisica, ma il livello di connessione energetica.

Nel lavoro esoterico, l’energia non segue le stesse regole dello spazio e del tempo che governano il piano materiale. Non è necessario aver incontrato qualcuno di persona affinché un rituale possa agire. Ciò che conta è l’esistenza di un legame energetico, anche minimo, tra il richiedente e il bersaglio.

Questo legame può nascere in molti modi:

uno scambio di parole

uno sguardo

un’interazione online

un pensiero ricorrente

un interesse emotivo o simbolico

Quando l’attenzione è stata posta, l’energia ha già iniziato a muoversi.

Detto questo, è importante essere onesti: non tutti i casi sono uguali.
Un rituale su una persona mai incontrata può funzionare, ma la sua efficacia dipende da diversi fattori fondamentali.

Il primo è la recettività del bersaglio. Alcune persone sono naturalmente più aperte a livello energetico, altre più chiuse, protette o inconsapevolmente schermate. Questo non ha nulla a che vedere con la volontà cosciente, ma con la struttura energetica individuale.

Il secondo fattore è la chiarezza dell’intento. Nei rituali a distanza, l’intento deve essere estremamente preciso. Più è confuso, più l’energia si disperde. Nei casi in cui non esiste una relazione reale pregressa, il lavoro deve essere costruito con ancora maggiore attenzione, evitando aspettative irreali o forzature.

Il terzo elemento è la complessità dell’obiettivo.
Un conto è favorire un contatto, un’apertura, una curiosità o un avvicinamento energetico.
Un altro è pretendere trasformazioni profonde, immediate e definitive su qualcuno che non ha alcun legame reale con il richiedente. In magia, l’energia apre possibilità, non crea legami dal nulla senza terreno su cui agire.

È qui che molti fraintendimenti nascono. I rituali non sostituiscono la realtà, ma la preparano, la orientano, la facilitano. Se non esiste alcuna base, il lavoro può creare un varco, ma non può forzare una struttura che non ha fondamenta.

Un altro aspetto spesso ignorato riguarda l’atteggiamento del richiedente. Nei casi in cui non c’è conoscenza personale, l’ansia, l’ossessione o l’attesa spasmodica diventano veri e propri ostacoli. Invece di favorire il lavoro, lo appesantiscono. Il rituale richiede fiducia, distacco e rispetto del processo.

Dal punto di vista operativo, i rituali su persone non conosciute funzionano meglio quando sono:

progressivi

non invasivi

orientati all’apertura, non al controllo

inseriti in un percorso e non visti come atto unico risolutivo

Quando questi elementi sono presenti, i risultati possono manifestarsi in modi spesso sottili ma concreti: coincidenze, contatti inaspettati, cambiamenti di atteggiamento, nuove possibilità che prima non esistevano.

In conclusione, sì, i rituali su persone che non si conoscono personalmente possono funzionare, ma non secondo logiche meccaniche o garantite. Funzionano quando rispettano le leggi energetiche, i limiti naturali del lavoro esoterico e la realtà dei coinvolti.

La magia non impone.
La magia crea condizioni.
E quando le condizioni sono giuste, anche ciò che sembrava lontano può iniziare ad avvicinarsi.